Capita, quando mi sbattono una porta in faccia con veemenza, di riportare alle mente il Terzo Principio della Dinamica: azione-reazione, per capirci. Infatti un insulto, proporzionale alla mia velocità di reazione, sale spontaneo, in nome della Fisica newtoniana, suppongo.
Ultimamente ci faccio particolare caso, non solo alle porte che sbattono, ma ad azioni e reazioni; per esempio mi è capitato di pensarlo guardando l'acqua di un fiumiciattolo scorrere e smussare gli spigoli dei massi, che arrotondandosi si rivelano riconoscibili rispetto agli altri.
Quello che mi incuriosisce a riguardo, non è tanto che ci sia una reazione certa alle azioni, ma come spesso cataloghiamo il tutto. Fa comodo non pensare ad ogni cosa che si compie come unica e irripetibile, anche perché potrebbe destare angosce notevoli a vederla così: "Stamattina camminerò in modo nuovo, batterò le ciglia a ritmo sincopato, masticherò solo a sinistra, scriverò con una nuova calligrafia.."
Santo cielo, il mio povero cervello, già logorato dal non far niente, non reggerebbe mai.
Eppure proprio a questo pensavo: si potrebbe. Ogni cosa che impariamo ha fatto un percorso per essere appresa. Personalmente necessito di molta ripetizione meccanica iniziale per ingranare e ingannare la mia resistenza (sento ancora la cantilena per imparare i 7 re di Roma e le tabelline).
Una volta che inizio a capire, però, potrei giocarmela come voglio, ma in genere finisco per accettare il compromesso della ripetizione meccanica: pigrizia da manuale, non c'è dubbio.
Ecco. Pigrizia. Eh no: BASTA!
Umanamente parlando faccio come fanno un po' tutti: aspetto casi estremi per reagire a dovere, per incazzarmi sul serio o voler bene alla grande. E invece no. Invece è necessario trovare un'altra soluzione, cambiare le mosse.
C'è una tragedia immane che ci coinvolge tutti? L'Italia degli opinionisti si stupisce perché il Giappone lotta e soffre con dignità. Perché non si piange addosso, perché vive il suo dolore senza strapparsi i capelli. Eppure ha paura. Certo. Non dovrebbe?
Come se fosse normale fingere che vada tutto bene finché non succede qualcosa di tremendo, per poi reagire malamente e in modo irrazionale. L'essere umano è da sempre un bel gradasso, ma pare che, particolarmente nella nostra società ricca di oggetti e poco di ascolto interiore, nessuno voglia effettivamente una nostra azione adulta, ma piuttosto tante piccole reazioni infantili, perdute e facilmente manipolabili.
Non dovremmo pretendere di averla anche noi, quella dignità? Non, come ha detto tra le righe Ferrara, per affermare che in fondo se ci agitiamo di meno le cose si risolvono da sole, ma per imparare a stare al nostro posto.
Sul serio.
Serve forse alla carriera di un atleta correre credendo, ingenuamente, di poter raggiungere la velocità della luce? Non è profondamente frustrante e stupido pensare di poterlo fare, senza magari neanche allenarsi a livello di una gara campestre?
A me sembra che non ci stiamo affatto allenando: confondiamo l'incoscienza col coraggio, il vittimismo col dolore, l'arroganza con la responsabilità.
Perché ci sia autentica dignità bisognerebbe capire se stiamo correndo o se fingiamo di volerlo fare.
Ad ogni modo è il caso di scegliere, prima che la decisione sia inevitabile: in quel caso non sarebbe altro che un ripiego.
Tu non lo puoi sapere, quanto mi è servito questo post. Mi devo ricordare che posso essere chi voglio essere. Me lo devo ricordare più forte.
RispondiEliminaNe sono davvero felice, Ste. Bussava da un po' questo post dentro di me, ma l'ho interiorizzato solo ieri. Sì, è davvero importante ricordarlo a noi stessi, ma anche agli altri.. capito, mia personal motivator?? :) Ti abbraccio.
RispondiEliminaObbligarci a fare qualcosa di nuovo tutti i giorni, riscoprirsi lontani dalla esplorazione infantile, provare ad imparare a scrivere con la mano sinistra, questo obbligherà il cervello ad utilizzare le aree che normalmente non usa oppure calciare un pallone con il piede sinistro o viceversa ovviamente.
RispondiEliminaC'è poco da dire, i popoli ricchi sono sempre più egoisti di quelli poveri, si dimentica facilmente da dove si proviene e spesso, poi, non si sa più dove andare.
RispondiEliminaDue commenti perché il post era duplice?
RispondiEliminaObbligare il cervello a usare nuove parti di sé può essere deleterio. Alle medie scrivevo a specchio come Leonardo e ora sono una deficiente.
Riguardo ricchi e poveri.. beh è che l'Occidente si crede ricco, in realtà mangia a sbafo, compra i Suv coi soldi degli operai, paga gli opinionisti per non farsi idee troppo precise che portino ad un cambiamento di sé. Diciamolo che siamo tutti dei gran poveracci. Ed è proprio vero, a convincerci del contrario, ci si incasina ancora di più. Poi certo, i poveracci che imparano a scavarsi dentro, un po' questo mondo lo cambiano, ma io per esempio ci credo ancora troppo poco.
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