Una volta pensavo che la Verità fosse la mèta di ogni mia ricerca. Da bambina la mia idea di paradiso era, lo ricordo bene, uno stato di totale conoscenza. Conoscere ogni cosa, sia a livello di nozione (tutti i libri, tutti i luoghi, tutta la storia), sia a livello profondo di emozioni, di pensieri ed esperienze.
Eppure ora mi trovo confusa, anzi forse solo cambiata.
Improvvisamente mi è piombata addosso l'idea che non ci sia nulla da cercare, che la Verità si agitasse da sempre nella mia vita, sempre presente, anche quando non la conoscevo o non sapevo vederla o qualche volta nemmeno volevo farlo.
Credo che in fondo sia solo quella dentro di me, la Verità che posso raggiungere e che, ironia della sorte, già è avvinghiata da sempre a cervello, vene e cuore, come una scimmietta vivace. Questo comporta quella sensazione di essere varie persone in una, come ognuno si sente se ci pensa un poco. Sì, perché una parte di me ha la mia età e le mie esperienze sulle spalle e le mie paure nelle viscere e la mia energia nel sangue e la sensazione del limite necessario, ma un'altra parte di me ha un'età indefinita, neonata e centenaria e sta lì da tempo a raccontare storie che non ho vissuto e piange per morti che non ho conosciuto e si batte per principi che non so bene da cosa sono nati e ride a crepapelle per la leggerezza che a volte ogni cosa acquista e rabbrividisce per amori che rinascono ogni giorno, nutrendo sempre, senza sentire il bisogno di lasciarsi nutrire e digrigna i denti per ingiustizie mai subite, per povertà mai sfiorata, per sconfiggere quella stanchezza atavica che ci fa tutti pigri, molto più spesso di quanto riusciamo a rivelarci luminosi.
E così penso che la Verità ci svegli al mattino e ci stia sui polpastrelli e sugli occhi e negli orecchi e tra le papille gustative come sui peletti del naso. Penso che in fondo sperare che tutto d'improvviso cambi per una sorta di magia, sia una sciocca illusione. Come è sciocco lasciarsi cadere le braccia e piangere senza sfidarsi ancora una volta, non importa per quante volte.
Penso che da sempre respiriamo noi stessi la voce per cambiare le cose.
Ogni volta che ci scontriamo con una parte di noi di cui ci vergogniamo o non capiamo o che ci fa soffrire tanto da farci tornare di nuovo al punto di partenza, smarriti e ammaccati; penso che quella sensazione che ci stringe lo stomaco quando capiamo di non potere, di non riuscire, di non volere, di rinunciare ad essere migliori.. beh quella sensazione è quello che ci salva.
Che sia una sofferenza o una risata improvvisa o un piacere intenso che ci prende alla sprovvista o una rabbia che ci fa squarciare tutto quello che tocchiamo, credo profondamente che quello sia un momento in cui la Verità ci abbraccia, da dentro, come può e ci dice di non fermarci mai senza esserci scavati dentro così tanto da poterla abbracciare noi, un giorno, per primi.
"Tu sai sempre cos'è la verità,
ma la vera impresa è conoscere se stessi."
Per i Greci, per Platone, la verità è una comquista che si fa attraverso il dolore, ed è un qualcosa che neppure gli dei possono mutare...per i cristiani è un qualcosa che ci viene donato dall'Alto, ed il sacrificio consiste nel conservarla...:-) Paradossalmente, come vedi, non esiste neppure la Verità sulla verità...esiste però la condizione primaria dell'uomo, la ricerca della verità, che secondo me è la causa principale della vita umana...pensa cosa serebbe il mondo senza la curiorità di scoprire sempre nuove verità! Che ci arrivano per il tramite di sempre nuove conoscenze, che a loro volta subiscono il vaglio del loro uso (pensa all'energia atomica, ad esempio...strumento bellico o pacifico, è sempre la medesima energia)... Come tutte le cose belle, anche la ricerca della conoscenza e della verità ha un costo...Un bacione!
RispondiEliminaSenza curiosità non sarei io e neanche senza ricerca. Quello che mi ha stupito è come la Verità in fondo non si muova, siamo noi che gironzoliamo e vaghiamo per capirla, vederla. Quindi alla fine è conoscere noi stessi che cambia le cose, che ci cambia lo sguardo. Buona giornata, Nicola!
RispondiEliminaVangelo di Giovanni (18, 37-38): "[38] Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?". ... Gesù non rispose, e non credo non sapesse cos'è la verità...piuttosto, penso abbia taciuto la risposta perchè il percorso lo dobbiamo fare noi, ciascuno nel tracciato che gli è proprio...e fa il paio con la scritta sul frontone del tempio di Apollo a Delfi Γνῶθι σαυτόν, gnôthi sautón (conosci te stesso)...migliaia di anni di cammino, ma siamo sempre sulla strada, amica mia! Un bacione
RispondiEliminaCapperi se sei erudito, oggi. Ci provo a conoscere me stessa. Ci provo sempre, poi si vedrà. Un bacione a te!
RispondiEliminaInteressante constatazione, Pabelina.
RispondiEliminaNon per niente i più grandi "indagatori" dello scibile umano centrano la Verità (e addirittura la felicità) nel conoscere se stessi.
"conosci te stesso" è inciso sull' Oracolo di Delfi.
Passiamo la vita a mettere e togliere maschere, maschere che, nella più pirandelliana delle idee, ci mettono addosso gli altri. Ma dietro ogni maschera c'è un io che chiede rivelazione. L'introspezione, sebbene io spesso la rinneghi, è l'espediente che porta alla Verità.
Così parlò Mariannhustra. :P
Oh Grande Mariannhustra! Che onore ricevere il tuo responso.. :))) Pirandello col suo Uno, nessuno e centomila, ha colto bene nel segno. Credo che le maschere le mettiamo un po' noi, un po' gli altri e altre volte riusciamo addirittura a diventare invisibili. Quindi alla fine è un gran caos, ma immagino che anche questo faccia parte della ricerca. Pensa a Dr House che guadagna la pagnotta con la massima: "tutti mentono". Pover'uomo (gran figo, a dire il vero), come potrebbe vivere se tutti avessero già raggiunto la verità??
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