lunedì 28 febbraio 2011

deliri di onnipotenza

"Cavilla sui tuoi limiti e senza dubbio ti apparterranno"

- Pensa ai tuoi piedi mentre cammini e rischierai di inciampare.
- Guida con tuo padre a fianco e come minimo farai spegnere l'auto cinque volte in tre minuti.
- Gioca a pallone concentrandoti su come controllare la palla e sta sicuro che ti mangerai un goal da manuale. E tirerai alto, oltre la traversa, per la prima volta nella tua vita.
- Guarda un'amicizia con uno sguardo diverso, notalo e fallo notare: è sicuro che cambierà tutto. Spera di avere il culo che cambierà in meglio e, matematico, non lo farà.
- Azzardati a dire "non lo farò mai!!!" e nelle successive 24 ore ti si presenteranno dieci differenti occasioni per smentirti.
- Afferma di saper fare benissimo qualcosa e farai una cazzata che neanche a premeditarla veniva così bene.
- Non osare notare che hai la borsa messa in malo modo proprio mentre porti due tazzine di caffè al tavolo. Soprattutto se molte persone sono presenti. Se ne salverà una sola. Se hai sangue freddo.
- Cerca in tutti i modi di essere vicino a qualcuno e ti sentirai un po' ingombrante.
- Sii naturale e deciso, anche a cambiare direzione, e ti inseguiranno chiedendoti consigli a raffica. Che non saprai dare.
- Prova a stare vicino a qualcuno con naturale decisione e, miracolo, lo farai. Ma non sai per quanto.
- Urla ad un bambino di smetterla di fare casino e ne otterrai il doppio.
- Siedigli accanto, in silenzio e inizia a colorare il suo disegno con lui e ti racconterà delle balene. E delle tigri. E del suo mondo. Guardandoti con stima.
- Cerca di conquistarti l'affetto di una, bellissima quanto timida, bimba di sei anni che ti scioglie il cuore e ti guarderà di sottecchi.
- Sorridi alla stessa, rassegnandoti al suo silenzio, e di colpo ti seguirà come un'ombra infilando la sua manina nella tua e dicendo: "Oggi, maestra, sto con te a fare i compiti, posso??"
- Cerca per mesi di scrivere qualcosa di sensato, cerca le parole e non le troverai.
- Scrivi la prima cazzata che ti viene in mente, senza tante pretese e, perlomeno, l'avrai fatto.
- Prendi tutto sul serio e ci sarà da ridere. Almeno per quelli che ti guardano.
- Ridi su tutto e costruirai qualcosa. Seriamente.

Insomma, Paola, piantala di pensare troppo che tanto non controlli proprio niente. (E per fortuna, se no stamattina ti dimenticavi di accendere il sole e far girar la Terra - no, non è colpa del tuo umore se piove, megalomane!).


sabato 26 febbraio 2011

imprevisti

A volte mi salta in mente quell'attimo in cui mi abituo al viso di un amico, alla sua voce, alle sue espressioni e piccole manie. I gesti che lo caratterizzano, che all'inizio trovavo magari strani e buffi, dopo un po' acquistano un altro colore; non noto più certi particolari ma, all'improvviso, colgo il tutto sotto un'altra luce e inizio a guardare in modo diverso.
Come quelle volte che mi stupisco di quanto è Bella la persona che ho davanti e non ci avevo mai fatto caso. Proprio lì, in quel momento, in quella posizione. E non mi viene da dire nulla, perché c'è solo da rimanerne spiazzati e goderne. La bellezza che ti coglie così è davvero disarmante e supera i canoni estetici, li migliora, li rende indegni della realtà, molto più affascinante.

Vedere le cose è certamente piacevole, ma guardarle è tutta un'altra storia. Qui entra in gioco l'emozione, più o meno bella, di entrare a contatto e toccare le cose, con tutti i sensi. Ciò che amiamo, ciò che detestiamo, ciò che ci procura piacere, ciò che invece ci disgusta, tutto questo è quello che guardiamo, che tocchiamo e che sentiamo avvicinarci a noi profondamente. A volte questo ci piace, a volte ci ribelliamo. Altre volte le due cose insieme.
Ciò che voglio sottolineare è che, quello che si guarda davvero, finisce inesorabilmente per impastarsi con noi e con quello che vorremo farcene; i segni di quel contatto ci saranno sempre anche se, pure su quelli, potrà avvenire un cambiamento. Ma mai di annullamento. La rimozione stessa non cancella, ma dimentica.

Ne vale, dunque, la pena di sporcarsi le mani? Di guardare con curiosità tante cose, senza sapere bene se ci faranno o meno del male? Vale la pena rischiare di ferirsi pur di conoscersi? Perdersi per molto tempo, prima di ritrovarsi?

Per chi ha letto "Il piccolo principe", sa che in fondo la sua saggezza è fragile e piena di paure. Lui ha la curiosità di addomesticare, lui vuole imparare a farlo, lui si mette in gioco con la volpe e ne è felice. Ma quando deve ripartire è sempre lui a chiedere, triste: "Ma, allora, che ci guadagni?"

"Il colore del grano" risponde la volpe.

Io credo che ci sia una saggezza antica in quella paura sincera e in quella risposta serena.
Il valore non sta in qualcosa di nuovo, magico ed etereo, ma nel vedere in modo nuovo qualcosa verso cui eravamo indifferenti. Il guadagno sembra sempre stare in qualcosa di semplice, ma non previsto. Quell'emozione profonda che nasce dal contatto e che cambia il mondo.