mercoledì 14 settembre 2011

I have a dream.

Che poi.. 
andare a letto presto
a mezzanotte,
perché bisogna cambiare orari che se no
qui
non si dorme mai
e si finisce per diventar pazzi..

e poi svegliarsi alle quattro di notte
(come Califano, per dire)
e, ad alta voce, esclamare a se stessi:

"Stavo facendo il sogno di qualcun'altro.. stavo facendo il sogno di qualcun'altro!!!"

[..e si finisce per diventar pazzi..] cit.

Troppo tardi.

mercoledì 7 settembre 2011

Tutto è veramente bello.

Amigos! Finita quasi l'estate e resto qui a stupirmi.

Naso all'insù come facevo da bambina. Ma anche sguardo a terra se no poi si inciampa, da brava camminatrice in montagna. E un occhio agli altri, che ci sono anche loro e uno allo specchio per assicurarsi di non aver raccolto, col viso, pensieri troppo evidenti.
Non è per quello che l'estetica è così in voga? Non ci si guarda un po' per tenere tutto sotto controllo? Osservando quel che vedono gli altri di noi, quando in realtà guardano, ma vedono tutt'altro con i loro occhi? E non si evita di guardare per paura di non amare quel che si vedrà?
Non per niente noi occidentali abbiamo fama d'essere rammolliti, perduti e un po' vuoti di noi, riflessi di una società depressa, in tutti i sensi. Affondata. Appesantita dalla tristezza, nella sua superficialità. Ci viene venduta a caro prezzo una tristezza a cui rispondere con un sorriso forzato, che non sale neanche più alle labbra e quindi, consumato quel leggero torpore della malinconia, è nato il commercio dei rimedi inefficaci e placebo a quel magone inutile, che non ci appartiene, non è il nostro, ma a volte lo teniamo stretto lo stesso.

Va' a murì ammazzato. Eh. Vaccacane!

Un'estate strana, questa. Ho smesso di guardarmi con lo stesso sguardo, l'ho addolcito, forse, e questo deve avermi messo in faccia segni di sereno e selvaggio, non so. Tipo quando guardi un gatto, che magari ti scruta serio, ma non ti senti giudicato, ti mostra la sua natura elegante, la sua voglia di coccole o la sua rabbia, ma in quel modo bello che solo la natura sa creare.
Avevo accantonato l'idea che l'uomo è un animale. Quelle cose che son dati di fatto, ma poi l'esperienza può far pensare che le eccezioni siano più delle regole. Probabile. Ma l'essere umano rimane un animale. Ho messo via, in un colpo solo, l'idea di uomo come puro istinto senza responsabilità, ma soprattutto quello di essere umano pensatore a miglia di distanza dalla natura. La sua natura. Nel mio cambiamento c'è stato un salto nel vuoto che non solo mi ha spettinata, scomposta e ricostruita in volo, ma ha anche magicamente cambiato molti sguardi intorno a me. Verso di me.

Non mi importa più molto di sapere il perché preciso di tutto questo. Forse non ne esiste uno solo, né capirò mai totalmente quel meccanismo magico per cui inizi a voler bene ad una persona proprio per quello che è e nient'altro. Non volendo altro che accompagnare i suoi cambiamenti, accarezzarli, scuoterli, affondartici dentro e sentire l'esigenza di riallontanarti, creando dinamiche uniche e indescrivibili, a volte. E succede sempre in un modo che non ti aspetti, ma che diventa parte di te. Non mi importa più.

Un annetto fa mi guardavo alcuni video, a base scientifica, secondo cui noi possiamo veramente decidere molto di quello che siamo, anche a livello fisico. Perché, se è vero che siamo fatti di proteine e geni, siamo comunque noi a influire su di essi e non viceversa.
In genere quando uno si convince di una cosa del genere, finisce per fondare un nuovo culto e perdere di vista la realtà. Fortunatamente sono guardinga e graduale e credo di aver capito bene cosa intendesse il medico che parlava, col fatto che dipende solo da noi.
Ovvio che a capirlo ci ho messo il mio tempo. La percezione iniziale, nata in me tempo fa e che ho accettato, è che lottare contro corrente sia inutile. Parlo di corrente come Vita, Natura.
[Contro la corrente di molte mentalità comuni e retrograde resto in direzione ostinata e contraria, naturalmente!]
Ma non perdiamoci.. mi è stato sempre più evidente, in modo concreto, di quanta energia frantumassi contro onde enormi a cui non potrò mai far fronte, perché non dipendono da me, ma lì in mezzo, ci sono anch'io. E questa idea dell'impotenza in mezzo ad un oceano di Vita mi deve avere inquietata parecchio, perché per molto  ho boccheggiato per non annegare.

Poi.

Bonaccia.

Improvvisa? Costruita? Gentilmente concessa? Non lo so.
A quel punto iniziavo ad agire io.
Si è sgretolato un mondo fittizio, certezze di cartone, pensieri a spirale che finivano per ferirsi da soli, aspettative sleali. Le aspettative. Sì, quella sensazione che avevo sempre di ipotizzare quel che sarà in almeno cinque o sei modi diversi, come le storie a bivi su Topolino. Sensazione di eterno tunnel da percorrere, in cui disperarsi e arredare per non uscirne pazzi. E invece non c'era nessun tunnel. Macerie. Polvere. Tosse e buio.
Il buio, che in modo così sottile può spaventare.. ma, a conoscere la teoria dei colori, ci si domanda se il colore sia la vera essenza delle cose o solo un rilfesso di quello a cui permettono o meno di penetrarle.
E, secondo me, le persone sono un po' così, con la sola differenza che possiamo scegliere il nostro colore, decidere se assorbire tutto, come spugne matte che rimangono intrise di nero pesante e denso. Possiamo scegliere di riflettere tutto, di dare a chi nulla e a chi molto, di lasciarci sfiorare dal colore degli altri, di sfumare, accecare,
perderci in un miscuglio di energia che ci rende vitali o impotenti a noi stessi.

Con quanti mulini a vento mi son vergognata di combattere quando, poi, ogni disfatta si è rivelata una vittoria.
Così, nell'ultimo periodo, non c'è stato spazio per la paura, per l'amarezza e lo stordimento. Né per diffidenza e rabbia o anche solo per uno sfogo stanco. C'è stata allegria, ironia. C'è stato silenzio nella stanchezza. Riposo e anche volontà di usare energie nascoste e potenti. Voglia di ascoltare, di ridere e guardare dritto negli occhi. Di mangiare di gusto e di gusto amare. Sete. Di acqua e curiosità. Di giocare senza timore di sembrare bambina. Di pensare con la bellezza di essere ancora una bambina.

Ciò che è certo è che questa sensazione di pace sfumerà in fretta. Tra la tesi che stringe la gola e il senso di fallibilità che tende sempre ad ingrigire ciò che vedo e sento in me, spegnendo un po' lo stupore e la bellezza di non dover rincorrere qualcosa per trovarlo e goderne, insinuando quell'ansia di aver perduto l'unico attimo utile per conquistarlo.
Eppure qualcosa è cambiato.
Sento distratta una notizia al Tg, che dopo settimane di astinenza dalla stupidità, mi scorre addosso senza nemmeno farmi incazzare. Sento:

     "La pigrizia è scritta nei geni, 
non è colpa tua se non riesci ad essere attivo!"

E sorrido e mi domando quando ci siamo persi così, a trovare in noi stessi le scuse per non conoscerci, per non sfidarci ad essere migliori. E non mi rattristo, non mi arrabbio. Mi intenerisce vedere i bicchieri d'acqua in cui mi perdevo e che solo ora riconosco come tali. Mi intenerisce perché ci cadrò ancora. Però ci cadrò con la mia faccia e i miei pensieri e il mio corpo e le emozioni che, senza dir niente, si insinuano ad accelerare il cuore e pompare sangue in ogni dove, per urlare con discrezione che la Bellezza c'è. C'è.
Comunque sia.

domenica 7 agosto 2011

Sliding doors

Capiamoci: la Sbattitovaglie ha una figlia.

Una degna figlia, oserei dire. Ha pure un'auto tutta particolare, che non sto a descrivere per discrezione ma, fidatevi, è un invito non sottile ad espatriare. Ha una bandiera gigantesca disegnata sul tetto e pessimi gusti musicali che si diffondono nell'aere quando decide di parcheggiare.

Dovete sapere che il mio condominio ha tre entrate differenti, tutte sempre semi-aperte e/o rotte, ma non importa. L'amministratore è andato incontro alla pigrizia atavica condominiale: puoi uscire da dove ti pare e non è mai troppo lontano. Tant'è che, anni fa, si è giunti ad inaugurare un porto di mare dai flutti di catrame.. passano cani e porci, insomma, ma anche questo non è importante.

Il punto è che il passatempo preferito della figlia - che chiameremo Voltalafaccia, per l'amore sconsiderato che ha verso saluto cortese - è lasciare l'auto accesa, a portelle spalancate e musica a palla, tra due delle tre uscite. Lasciandole impraticabili per una ventina di minuti e in balia di una musica da brivido, che invade lo stomaco e fa lacrimare le orecchie.
Negli anni ha affinato la tecnica dell'indifferenza a 360°. Ovunque tu sarai, eviterà il tuo sguardo.
È capitato di frequente di dover scendere in cortile, iniziare la discesa e rimanere incastrati tra la strada e la sua auto, pronta per il garage.
L'attesa è snervante, proprio perché ignora la tua presenza con impegno certosino. Naso all'insù, scende con una lentezza che a confronto un bradipo morto la doppierebbe tre volte.
E mica perché non abbia gambette funzionanti, macché.. lentezza calcolata! Ogni passo trascina menefreghismo e supponenza qb. Tu la fissi, come Benigni fa con la lampada, cerchi il suo sguardo per farlo litigare un po' col tuo e.. niente. Irraggiungibile. Anni e anni di pratica, che ci vuoi fare.

Alza la basculante. Entra nel garage e ci sparisce per dieci minuti. Così, tanto per sottolineare che il potere ce l'ha lei. Rieccola di ritorno. Rallenta pure, che quasi va all'indietro. Dopo quei venti minuti standard sale in auto e nel giro di quattro secondi ti piazza la quattroruote in garage, andando in retromarcia a tutta velocità.
Entrata per-fet-ta!
Roba che ogni volta ci rimani secco. E son convinta che lo faccia apposta pure questo. Sì, perché ti sfotte proprio: è di quelle donne che sanno guidare da dio  (sì, uomini, fatevene una ragione, che c'è la parità anche lì), ma anche di quelle donne che, per aiutare le vecchiette ad attraversare, le spalmerebbero sulle strisce.

E tu rimani lì come un'ebete. Ti congratuleresti, se non ti ispirasse tanto istinto omicida.
Mentre scendi, ti giri un attimo ed è già fuori dal garage, con le chiavi in mano, pronta a salire.
Corre, corre, ora. Lo sai che il suo scopo è fregarti l'ascensore e che, se la becchi quando non è ancora chiuso, alzerà lo sguardo al neon e premerà con decisione. Li mortacci.

Oh, ma che soddisfazione quelle volte che la frego io, prima che spinga il pulsante e le dico radiosa:
  "Ciao [Voltalafaccia che non sei altro]!!!!"
e lei, straziata, boffonchia qualcosa, mentre io mi faccio - lentissimamente - le scale, leggera e svolazzante!

venerdì 29 luglio 2011

Epilogo

"In fondo ad ogni credenza c'è una verità. 
In fondo ad ogni salotto c'è una credenza. 
Questo dimostra inconfutabilmente che i salotti esistono..
(Groucho Marx)
..e che, se non stai attento, possono essere invasi da gente molesta.


Mi sembra pazzesco che la porta sia davvero chiusa e che i due simpatici bontemponi da condominio siano dalla parte giusta, cioè fuori da qui.

Sospiro di sollievo.

Mia mamma si sta preparando trafelata (doveva uscire davvero in tutta fretta), mio papà scende in cortile ad aspettarla. Torna la routine: devo comprare savoiardi, latte e mascarpone. E pure correre come una pazza, perché del mascarpone non c'è da fidarsi. Pare che, secondo mia mamma, possa rovinarsi al solo pensiero di uscire dal frigo, trasformandosi in un blob maestoso e funesto, pronto ad infierire sul mio meraviglioso Tiramisù.
Ci credo poco, ma sì, correrò come una pazza. Sono ancora abbastanza giovane per fare certe cazzate, come raggiungere in 40 secondi il supermercato (mi alleno per il ritorno), entrarci fradicia e tachicardica, incurante del divario di trenta gradi centigradi tra esterno ed interno, accarezzare un paio di pinguini sulla testa e tornare in 35 secondi (che al ritorno si fa sempre prima). Ecco, mi scrivo tutto, sia mai che, corri corri, mi dimentico il mascarpone e...

   DRRRRRRRIIIIINNN!!!

Non so descrivere la mia faccia inebetita a fissare la porta, ma la si può intuire con un po' di empatica fantasia.
Sbattitovaglie è di nuovo qui! Saran passati dieci munuti a farla larga. No, non è una sorpresa della Carrà, è proprio un horror.
Le apro. Tanto ormai..
Mi guarda con degli occhi da Bambi, il che non mi rassicura affatto.
Ha in mano una tanica d'acqua e mi fa (con voce tremula, tipica dei serial killer insicuri, ma efficaci):
  "So che tua mamma stira" - ah beh. È un'accusa? Stiro anch'io ogni tanto, che si crede?? -
  "Ecco, ho quest'acqua per stirare, so che la usa.. se no io la butto via..".

Dev'essere acqua avvelenata. Non sarebbe comprensibile, se no, una tale foga nello sbolognarla a noi. Personalmente non so se berla tutta, lì davanti alla porta, così per stranirla un po', per far cadere l'inganno e fregarla. Invece son troppo buona e le dico che è gentile, ma che non ce n'è bisogno. Siamo apposto.
Insiste, ovviamente.
Cerco conforto materno con gli occhi. Tenendo conto di quanto mia mamma sia conciliante col pubblico (io faccio parte del privato), è un po' irrigidita, ma le dice cortesemente che non importa. Casualmente ha riempito la tanica giusto il giorno prima, quindi non serve. Grazie.

Sbattitovaglie ha la faccia sbattuta, ora:
  "Che faccio, allora? La butto? Va bene, se non vi serve.. se non vi serve la butto".
Non si muove. Rimane lì.
...
...
  "Paola, mi prenderesti un bicchiere o qualcosa?"
  "Per cosa, signora?"
  "Per l'acqua, no?? So che tua mamma la usa.."

L'assurdo mi invade. Questa qui gli fa un baffo ai paradossi di Groucho Marx.

Rispondo, ormai senza convinzione, che quell'acqua non serve (NON LA VOGLIOOO!).
Vedendo che ancora non si scolla dall'entrata, vado in cucina quattro volte, avanti e indietro: il mio subconscio cerca un'arma contundente (e poi contro un dente), le mie mani trovano una vaschetta di gelato, vuota.
Mi giro, è entrata e ha già svitato il tappo. 
Le mostro la vaschetta e le dico che ne metta quello che ci sta, che non ho altri contenitori (né altra pazienza).

Credo che soffra di sordità selettiva: se dici qualcosa che non le garba, momentaneamente non ci sente più. Per cui inizia a rovesciare la tanica senza neanche aspettare il contenitore. Mi fiondo sotto con la vaschetta. Appena in tempo. Beh a parte l'acqua che mi gocciola sui piedi. Quando è quasi piena glielo faccio notare. Lei continua, non può mica buttarla via! Non se ne fa nulla. Sapessi io..
La fermo con decisione.
  "Basta, basta! Vede? Non ce ne sta altra!!! Grazie e arrivederci.. stiamo per uscire, sa?! Arrivederci, arrivederci!"
  "Ma.. ma.. ce n'è ancora un po'.."
  "Non importa, la butti pure" - e mi guardo i piedi bagnati. Uffa! - "Arrivederciiiiiii" - Non in senso letterale, per carità -.

[Silenzio]

E ora, con quell'acqua lì, che si stira? Quelle mutande di lana che solo a vederle fan venire prurito??

venerdì 22 luglio 2011

A volte ritornano..

[continua]

Passa un solo giorno. Dalla luccicanza, intendo, e io ho già rimosso l'accaduto. Il caldo è sempre pazzesco: è bene sottolinearlo per amor di cronaca e per giustificare quel che verrà con l'effetto allucinogeno dell'umidità dell'aria.
Suonano alla porta e apre mio papà. Sento un tipo sconosciuto parlare. Allungo l'orecchio e mi raggiungono solo due parole:
"quella là".
Illuminazione tragica. Come quando la signora Fletcher ricorda un particolare insignificante che la congiunge astralmente alla verità assoluta (anche perché è così furba che le sue puntate le ha già viste tutte). Ma non divaghiamo.
Mi fiondo in salotto: è proprio il tecnico della tv, dopo il consulto della Sbattitovaglie! Mannaggia.
È incazzato nero, entra di botto in casa. Mio papà è combattuto: vorrebbe strozzarlo o prenderlo a pedate.
Nel dubbio lo guarda molto storto.
Intervengo io:
  "È per la tv? Ieri è passata la signora qui sopra.. "
Mio papà allarga a me lo sguardo sbieco, perché non ne sa niente e ora che sa di non sapere, come Socrate, la cosa lo secca parecchio.
Interviene il tecnico:
  "Ah beh, proprio quella lì!!! Quella lì è matta! Continua a dire che non va niente, è la quinta volta che passa, non ne posso più, adesso voglio vedere se qui i canali si vedono!!"
Sorrido, vorrei dargli la mano e dire: "Benvenuto nel club, compare", ma mi viene in mente anche "L'erba voglio non cresce neanche nel giardino del re (tiè)". Per cui evito di infierire e sorrido comprensiva, ma non basta, ecco che ricompare.. la luccicanza!
Sembra Hulk nei suoi giorni peggiori. Quando ha finito la carta igienica, per intenderci.
Cammina avanti e indietro davanti al televisore. È minaccioso quanto la Sbattitovaglie, solo che è una minaccia riflessa (o sfinimento?). Continua a borbottare come una pentola di fagioli e mi chiede di controllare i canali. Mio papà è senza parole, sta lì in piedi. Io prendo il telecomando e spiego un po' com'è andata.
Il tecnico sembra calmarsi, mi spiega come fare la ricerca manuale dei canali (lo sapevo già, ma lo lascio parlare) e troviamo La7 (TROVIAMO LA7!!!!!!!!). Solo che va a scatti (e ti pareva!), ma lui dice di aver capito (davero??) cosa c'è da sistemare. Nulla di grave, allora. Con la dovuta pazienza vedrò Crozza direttamente in tv. Fra 10 anni. Forse. Clicco il pulsante end e..

   DRRRRRRRINNNNNNN!!!!

Vacca cane, chi è adesso? Manco a dirlo. La Sbattitovaglie.
Mio papà, ormai assorbito dal suo nuovo ruolo di portinaio silente, apre con classe. Lei spinge la porta, spalanca senza salutare né dire altro, fissa il tecnico e urla:
  "Guardi che l'ho chiamata io!!!"
Mi giro, allarmata. La luccicanzaaaaa. All'ennesima potenza.
Ribadisce, tre o quattro volte e a varie tonalità, di aver chiamato lei il tecnico e che quindi è ingiusto che lui sia lì, invece che a casa sua. Quasi quasi mi viene da darle ragione: perché non state a casa vostra? Il caldo fa male e anche lo sguardo assassino nei vicini di casa. Però non mi riesce di darle ragione. Continua ad urlare.
Sarebbe il momento giusto per ribadire: 'Questa casa non è un albergo e neanche il salotto di Uomini e Donne, cvedetemi'.
Mi giro. La guardo. Mi guarda. Mezzopomeriggio di fuoco.
  "Vero, Paola, che son venuta ieri perché io avevo un problema??" - Questo è lampante, annuisco. - "Vero?? Abbiamo guardato insieme" - Insieme?? sotto minaccia, bella mia!- "Non vanno. Deve venire su da me e sistemare tutto, eh."
Continuo ad annuire, come quei pupazzetti che si attaccano in auto.
Il tecnico ha tre scelte: non la asseconda (bravo!), ma tanto meno la rassicura (e sforzati su!!!). Sceglie la trèèè e si incazza come una iena.
  "Signora, la smetta, sto facendo solo un controllo!"
Mamma mia come lo fulmina.. mi dileguo in cucina con lui per controllare anche l'altra televisione. Ci saranno 35 gradi. Fingo di essere in Tibet, accendo la tv e raccolgo l'energia nei miei chakra più elevati. Le urla di lei si insinuano nella pace interiore che sto creando:
  "Scusi, ma poi, perché mi ha detto che non tornerà mai più???"
L'atmosfera meditativa si sgretola: ma di che sta parlando? Guardo il tipo, perplessa. Mi guarda, continuando a ripetere che è pazza e che sta delirando. Non so chi mi fa più pena. Io, probabilmente.
Il tecnico, poco furbo, le domanda quando mai le avrebbe detto una cosa del genere e così lei incalza:
  "Prima, non ricorda? Era su da me e mi ha detto così. È proprio un cafone, sa??"

Spengo la tv. La farfalla appesa cade giù. Ottima idea, Bersani, ora faccio cadere giù anche tutto 'sto casino. Intanto faccio in modo che l'affare di stato si raccolga verso la porta. Mio papà la apre. Il tizio, uscendo, dice che ha capito tutto (beato lui). Mia mamma finge di dovere assolutamente uscire di casa. Sbattitovaglie urla seguendo il tecnico ormai stordito più che incazzato. Io saluto con la mano. La porta si chiude.
Finalmente.
Li sento battagliare accesi, nella zona neutra del pianerottolo. Vincerà lei, non ho dubbi.

Silenzio.

[manca l'epilogo, che è tutto un programma - che va a scatti, naturalmente]

domenica 17 luglio 2011

Luccicanza

Sono in casa. Due settimane fa. I giorni caldi fino all'inverosimile. Mia mamma agisce d'astuzia chiudendo tutto, io finirò per soffrire seriamente di claustrofobia, ma non ci penso e mi rifugio in camera col ventilatore, dove ho il diritto di cucinarmi liberamente, ma almeno di vedere un po' di luce. Ecco, smanetto col pc, leggo un po', mangio gelati confezionati, che di uscire non ne ho voglia.

    DRRRRRRRINNNN!

Ok, sono le 15.20. I miei sono fuori. Mia sorella? Figuriamoci!
Bene. Male! È la Sbattitovaglie.
Che faccio? Apro? Non apro?
Apro. Tanto è sicuro che, prima di suonare, fosse appoggiata alla porta con un bicchiere, pronta a percepire il minimo movimento nella casa.
E io parlo da sola. Cazzo.
Quel DRRRRINNN, poi, mi sa tanto di lo-so-che-sei-in-casa-apri. Così apro, in braghette corte, canottiera e buio pesto alle spalle. Magari si spaventa! Guarda in su, poi mi fissa stupita, come se fosse strano trovare una a casa sua.
  "Ah.. non sei tua mamma??".
No, beh, effettivamente non sono mia mamma, che facciamo? Richiudo? No, non si può, perché un bagliore le si accende negli occhi.. la luccicanza di Shining, presente? Paura!
Quindi tengo aperto, resto guardinga e chiedo:
  "Ha bisogno, signora?". Provo anche a sorridere serenamente.
La luccicanza persiste, indietreggio e le sento chiedere, secca:
  "Si vede Canale5?? e Rete4?"
Eh?? Che domanda è alle tre del pomeriggio? La guardo piegando la testa e le dico che immagino che si vedano, ma che tanto non accendiamo più la tv, quindi non è molto importante. Mi ripete la domanda altre tre volte, avanzando oltre la soglia. Paura!
  "Ehm, signora, non lo so se si vedono. Non guardiamo mai la tv".
Sono stordita dallo sguardo. Non voglio desistere, ma sento che sta vincendo lei. Fa un altro passo e si avvicina minacciosa alla tv:
  "E guarda, no?? Guarda se vanno!          Per piacere."
Lo ha aggiunto poi. Ha detto 'per piacere', ma è un ultimatum. Mi arrendo, accendo la tv e spero tanto di aver aggiornato il digitale terrestre, così che tutto vada bene e lei sia consapevole di non saper usare il televisore. E invece no, mannaggia, me ne son fregata, perché nessuno li guarda mai, quei canali: mediaset mi ucciderà. Me la son voluta: ecco pronta la vendetta del nano bungabunga.
Porca vacca, ora dirà che è l'antenna e che bisogna fare qualcosa!!!
  "Non va? Ecco! Vedi? Vedi? Bisogna far qualcosa, dopo vado giù dal tecnico."
Sant'uomo, penso, e la guardo completamente disinteressata per non fomentare la luccicanza. Le ripeto che non è importante, che c'è caldo e che presto si sistemeranno da soli, i canali. (Non è vero, La7 non si vede qui, cazzo, ma non è mica l'antenna, sarà la censura, però ho troppa paura per darle ragione! È il tipo di persona che non va assecondato, ma abilmente rassicurato e deviato dai suoi pensieri. Oh.. ma perché ho aperto?)


La luccicanza cala miracolosamente (che l'abbia rassicurata abbastanza?), mi guarda e sorride:
  "Come sei bella, sai???"
Che ansia, quando mi dice così: ho sempre il terrore che mi cada la faccia.
La ringrazio tra l'imbarazzato e il terrorizzato. I famosi brividi freddi. Ancora più inquietante se ci sono 32 gradi in salotto. Esce, così com'è entrata. Chiudo la porta e me ne dimentico. Ah, sana rimozione.

[continua]

mercoledì 6 luglio 2011

Vicini vicini.

Circa tre mesi fa la sgommata di un'auto ha fatto volare e distrutto una grata davanti casa, lasciando lo scolo scoperto giusto per rompersi una gamba a piedi, la testa in bici e far partire le sospensioni di due delle quattro ruote con un colpo solo.
Dopo che la mia vicina Sbattitovaglie, nonché sorella del Grande Fratello, ci ha fatto notare che qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa, chiamare i soccorsi, salvare la città dal baratro, ha ben pensato di non essere la persona giusta per farlo. Modestia, suppongo. Comunque sia, abbiamo provveduto noi a chiamare Polizia prima e Carabinieri poi - come con la Lotteria: più biglietti compri e più aumenta la probabilità di vincere, solo che poi non vinci - E invece no! La risposta, pronta e tempestiva, è arrivata dopo due giorni sotto forma di cono imbitumato, messo in bilico sull'aperta ferita stradale.
Il giorno dopo Mr Cone aveva, chissà come, fatto il giro del palazzo e stava accasciato su un lato, visibilmente sbronzo. Tempo altri tre giorni e l'hanno rapito senza richiesta di riscatto. La settimana successiva ho visto uno che gli assomigliava, incastrato tra le sbarre di una recinzione. Chissà se era lui o un altro del villaggio dei Coni che aveva preso una cattiva strada.

C'è chi è nato per perdersi e chi per preoccuparsi o meglio disseminare ansia tra i quartieri: la vicina visibilmente scossa è tornata alla carica, avvertendoci del furto (e che qualcuno avrebbe dovuto fare qualcosa, ovviamente).

"Il birillo, il birillo.. avete visto?? Han rubato il birillo!!!"

Ho chiamato a me tutta la forza di Luke Skywalker e anche del padre oscuramente asmatico per non scoppiare a ridere. Mi vedevo già file di persone pronte a giocare a Bowling sul ciglio della strada, una specie di roulette russa per pensionati. Ho benevolmente sorriso e atteso il fiume di parole successivo con stoica fermezza. A quanto pare il tono preoccupato, questa volta, era un'avvisaglia di eroismo, perché Sbattitovaglie ci ha fatto sapere di aver telefonato di nuovo ai Carabinieri, spiegando molto chiaramente l'emergenza in corso. Ci telefona subito - sì, telefona e abita sopra di noi, la tecnologia è una rovina a volte - orgogliosa come un bimbo ai primi passi, certa di aver cambiato il mondo.
La conversazione dev'essere stata talmente precisa e luminosa da accecare le sveglie menti comunali, perché il giorno dopo hanno piazzato due cavalletti in entrata ed uscita al parcheggio di fronte a casa malmesso da anni, in effetti, ma non propriamente utili a tappare la nuova falla che sta da tutt'altra parte. Un problema alla volta.

I giorni scorrono e la vicina mi bracca sulle scale avvertendomi del pericolo sempre incombente, sorvolando prontamente sul risultato dell'atto eroico. Aggiungendo che qualcuno dovrà fare qualcosa.

E così stamane faccio colazione, guardo fuori e mi vedo una tizia che entra tutta sprint nel parcheggio. Si ferma accanto al cavalletto, lo sposta lasciando un altro scolo scoperto, si sistema nell'unico posto disabili, senza avere il contrassegno, e se ne va.
Mi son detta: "Qualcuno deve fare qualcosa!". Una strana saggezza mi è entrata nel cuore: insegui un problema e ne risolverai (va beh, si fa per dire) un altro.
Per un attimo volevo chiamare la Polizia, denunciando l'accaduto. Sia mai che se li chiamo per rimuovere la macchina e sistemare il cavalletto, non sistemino la grata. O, meglio ancora, arrestino Sbattitovaglie per vicinanza molesta.