Seduti sul fondo d'una massa d'acqua mi viene in mente che ci si debba annegare. Così la legge impalpabile del mondo suggerisce. Ordina. Ma credo che, prima, si possa rimaner vittime del terrore di arrivarci, laggiù. La paura fradicia che mi scorre sulla schiena e mi fa dire che conosco già il finale. E che conoscendolo, non vale la pena di appurare se sia vero o meno quello che credo di conoscere. E così un giorno scopro che oggi è l'aria che mi fa rimanere senza fiato e che l'acqua mi nutre, mi dà vita. E che respirerei lì giù, come d'ovunque, se solo riuscissi a credere veramente. Ed è incredibile come la materia, che mi è tanto essenziale e mi è cara come la vita stessa, finisca per spaventarmi e limitare sogni e realtà.
È che non si afferra. Non la posso sentire mia, se non lasciandomela scorrere addosso e dentro con una tale libertà che mi stordisce. Quella spontaneità di esserci o non esserci, propria di ciò che è puro. Di ciò che è talmente generoso da essere lì per te. Veramente. E lì per ognuno. Nessuno escluso. Veramente.
Resta sempre quella consapevolezza che c'è, ma scivola un passo più in là. Per dire qualcosa, forse. Per farsi seguire. La sensazione che l'unica cosa da cercare sia la strada per crederci di più. Che si può cambiare con pazienza e semplicità ogni cosa. Che c'è il tempo per tutto e per questo non c'è tempo da perdere. Che non ci si può perdere sempre in un bicchiere d'acqua. Che sott'acqua si può respirare. Dirò di più. Vivere.
che sia la paura ad ucciderci prima, che sia l'acqua o che sia l'acqua a darci la vita, sono tutte conseguenze. bisogna ricordarsi che vivere vuol dire pensare, si, alle conseguenze, ma non farle diventare il nostro limite.
RispondiEliminale conseguenze si chiamano così perché arrivano dopo, prima invece ci siamo noi con le nostre scelte.
Non credo siano conseguenze. Sono risultati: se ti lanci nel vuoto sai che c'è la legge di gravità. Non perché sei pessimista, ma per le esperienze del passato tue e di altri. Prima ci son sempre le nostre scelte, ma infatti rovescio la mia precedente idea d'acqua. Credo si continui ad annegare finché la convinzione di non farlo non diventa superiore alla legge fisica. Mica pizza e fichi :D Buona giornata, alpiero!!!
RispondiEliminaAnvedi oh! Ma pure tu hai un blog e non mi hai mai detto niente? (Tranquilla, se è un blog segreto non lo dirò a nessuno: acqua in bocca...)
RispondiEliminaMi sembrava di avertelo detto, Pront!! :D Non è segreto, tranquillo e anzi, felicissima di trovarti qui... sia mai che così mi metta a scrivere più spesso!
RispondiEliminaMagari me lo avrai pure detto e forse non ho sentito io. Del resto sono un po' sordo. Il tuo blog l'visto oggi per caso sbirciando sul profilo di Marina, ma ora l'ho memorizzato e verrò a commentare anche da te. A proposito. Qualche anno fa scorso ho sognato di finire sott'acqua e con mia grande meraviglia mi sono accorto che potevo respirare benissimo! Puoi crederci davvero, Pabela, chè io sono un esperto di sogni, ci vivo...
RispondiEliminaNon posso che crederti.. e la cosa mi fa sentire molto bene!
EliminaSono contento per te, pabela. Però ogni tanto (se ti va, eh?) puoi anche venire a galla a respirare...
RispondiEliminaSì che mi va, dopotutto :) Ti faccio notare che il link di Marina è fermo a questo post.. ma non in mio blog ;)
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