Si sta nudi, a volte. Dentro una vasca da bagno che ci contiene appena. Una vasca bianca, che non sa mai essere candida come la si dipinge. Bianca, ma non pura. E scende l'acqua da un rubinetto argentato, familiare di graffi ed impronte. Scende tiepida dal telefono storto, con un serpente di filo ad avviluppare il rubinetto, quasi a sostenersi, quasi a soffocarlo.
Gambe incrociate e il corpo mi si proietta in avanti, senza forze. Vedo i piedi rilassarsi e muoversi appena sotto l'acqua che sale lenta e inesorabile, senza chiedere permesso. Si muove, scossa da altra acqua, ribolle e si calma e ingrigisce sulla fatica di un corpo stanco e avvilito che si guarda affondare dove prima sedeva.
Alzo gli occhi sul bordo. È bianco, sul serio lo è. Riflette l'eco delle pareti e il silenzio sporcato dallo scroscio silenzioso e continuo, che abitua le orecchie e le disturba senza farsi notare.
Non è così bianco, quel bordo. La polvere, un capello, gli schizzi. Non è così bianco, come potrebbe essere.
Ma potrebbe?
Afferro una spugna ormai secca. La lascio cadere e osservo come l'acqua sia lenta ad insinuarsi, ma non si fermi fino ad averla ritornata morbida. La sfrego su quel bordo, fino all'angolo. Striscio, forte che vedo le dita impallidire, decise e corrugate per quel tempo passato ad arrendersi all'acqua.
E mentre il mio gesto diventa meccanico, la mia mente si distacca e graffia la superficie, gratta lo smalto, lo fa sparire e piano piano consuma il bordo e la vasca e la parete e l'acqua è libera di occupare il suo spazio. Lo ruba presto all'aria e si scontrano, si abbracciano e scambiano particelle e chissà quali vibrazioni, quali equilibri. E il corpo resta nudo, lì. Squassato da qualche sighiozzo che ormai si calma e lo lascia spossato a terra. Bagnato di vita. Spossato.
In mezzo ad un nulla che lo protegge da tutto.
Bonjour, Paola, l'immergersi in una vasca, anche se stretta e poco candida, serve a purificarsi rasserenarsi e tranquillizzarsi. Un bel bagno caldo dovrebbe "restituire alla vita". A me accade spesso il contrario, essere coperta di acqua nuda nello spazio angusto mi fa precipitare nei ricordi nelle riflessioni nella mancanza e poi, sento sempre freddo anche quando la temperatura dell'acqua è molto alta. Insomma, meglio una doccia energizzante al sapone di miele! (ma in fondo quel corpo viene alla fine restituito alla vita, è come se si fosse prorpio per effetto dell'acqua purificato e dupurato anche dei singhiozzi!)
RispondiEliminanella vasca è l'unico luogo in cui ritrovo la lentezza delle cose e di me stesso. non devo più "spicciarmi" a fare qualcosa o a trovare una qualche soluzione per cose da fare domani. semplicemente la lentezza sembra che mi riconduca a parlare con me.
RispondiEliminasaluti
Da secoli non faccio un bagno, forse ne ho bisogno, sempre più perdiamo le buone abitudini, fermarsi ogni tanto a riflettere dovrebbe essere una di queste, il mantra meditativo del bagno rilassante! Questa sera mi sa che pulirò bene la vasca e mi immergerò da qualche parte.
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