martedì 15 novembre 2011

Affinità elettive

Ci vuole sempre tempo per tutto, attesa e pazienza. Impegno e fatica. Poi bastano due giorni e ne sembrano passati mille. Quando la vita ti stravolge è sempre in un attimo, in un incontro atteso da tempo, ma che ti sorprende come una risata.
Un istante te ne stai in auto, con un passapatate in una mano e del pampepato nell'altra e poi sei una dei tre folli alla mostra degli Anni Folli. Uno spriz alle 17, al posto del tè, e mais croccante invece dei biscotti. E via, con i Pink Floyd a dettare il ritmo e un trentino addormentato sul sedile davanti, si parte con una mappa scritta a mano, che la stampante non andava. Si parte due ore e mezza prima: c'è gente che si perde con tre navigatori, meglio giocare d'anticipo! Per non parlare delle rotonde che ai miei tempi non c'erano, che spuntano come funghi. E si finisce nel posto giusto, ma non abbastanza da non chiedere informazioni. La strada per il Paradiso (con bagno e caffè) porta ad un circolo di pensionati ed il mondo alla loro misura, come se importassero ancora molto a qualcuno. E ci si accorge di quanto è bello trovare dei posti che stanno lì per prendersi cura di qualcuno. Ti salti la sfida a bocce solo per un soffio e due giovanotti del circolo ti terrorizzano affermando che sei del tutto fuori dal paese, col loro accento che sa di accoglienza. Poi aggiungono con voce grave che hai un chilometro e sei arrivato. E ti viene da ridere, che le distanze son proprio relative. E lo dico a me?
Si raggiunge un attore trafelato che intende fare la spola tra il trucco, le prove e gli amici che hanno sovrappopolato la cittadina. E con l'aggiunta di un'artista infagottata tra collo alto (altissimo!) e cappotto (leggero) si diventa quattro amici al bar, che chiacchierano del mondo.
Un nuovo attimo per recuperare altra ciurma, con un bel mezzogiorno di fuoco, fatto alle sette di sera. Saluti, abbracci, lacrime e sorrisi dopo aver giocato un po' ad "Indovina chi?", con la difficoltà di associare ad ogni personaggio due nomi e molti ricordi.

E poi un diluvio di parole e pensieri ascoltati in silenzio, tesi in avanti verso il palco. Una corsa dietro una pedana con un fiatone che poco ha a che fare con la finzione scenica. Acqua e desiderio di libertà e la magnifica notizia, in parallelo, che il buffone ha lasciato un palco che non gli è mai appartenuto:

proprio oggi Vittò!

Cena, chiacchiere e risate. Un catino di pesce. Una ciotolina di brodo. Pizze e racconti e lo sconto senza il conto. I primi saluti ed il freddo pungente che mi fa ridere tanto e non intacca il calore vero.


E meno di quattro ore di sonno son troppo poche, ma di nuovo in treno, un caffè, un cremino e ancora insieme in quel cimitero. A ridere. Sì, anche. Anche. Il fastidio per quel cancelletto chiuso non incrina la ricchezza dei ricordi, la voglia di ridere, di piangere, di stare in silenzio. Di ricordare insieme.
Ancora un bar, ancora scambi preziosi che pare davvero si possa cambiare tutto solo parlando, solo ascoltando e conoscendosi sempre più a fondo. Un giornale che profuma di vittoria e un po' di spriz rovesciato sulle patatine. Ed è già ora dei secondi saluti, che pare proprio strano non essere sempre insieme, così. Gli abbracci che sollevano da terra e quelli che non li lasceresti finire. E pare anche così naturale ritornare, un po' frastornati, un po' più carichi di leggerezza.
 Cappellacci di zucca e quelle chiacchiere su tutto, di gusto, che ti ci abitui e poi non riesci più ad ascoltare le parole vuote. E quattro passi tra le case abbandonate e la stazione. I binari da attraversare e la sciarpa recuperata al volo. Fiatone. Sguardi ed il terzo saluto.
Un ciao con la mano quasi a muovermi le tante emozioni davanti.
E arrivederci, amici.


15 commenti:

  1. Ah che bello!
    Ho viaggiato anche io con voi attraverso queste righe.

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  2. Brava piccolina!! Vorresti dirmi che dopo tutto quel bendidio tra mezzogiorno e le due, avete di nuovo mangiato?

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  3. Espe, e non sai cosa ti sei persa!!! Quando si va in Emilia non puoi andar via senza aver mangiato ben oltre quello che credevi il tuo limite!!!

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  4. @Euri: È stato un piacere renderti parte del viaggio :)

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  5. @Je: 29 febbraio e ci siamo capiti.. (Grazie!)

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  6. @poison: Sei gentilissima, Dee! È stato un piacere ritrovarti, sui tuoi tacchi vertiginosi :)

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  7. @espe: Ebbene sì! Cappellacci di zucca, mica pizza e fichi. Con successiva passeggiata per marginare i sensi di colpa, che non erano neppure nati a dire il vero!!!

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  8. @xileo: Dopo aver letto il tuo commento ho ben deciso di azzannare il pan pepato in allegria!

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  9. Bonjour, queste cose le fanno i giovani, possono farle anche rinunciando a ore preziose di sonno e viaggiando in treno. Io non ho più l'età, non sopporto più i treni e vorrei poter mangiare il pan pepato, ma cos'è e dove si acquista? Chi lo fa? Ma chi siete andati a vedere? A quale spettacolo avete assistito? P.S. Bello però il tuo racconto, mi hai tolto venti anni e fatta tornare a momenti unici irripetibili e assolutamente indimenticabili, di quando facevo anch'io la giovane! Sorrido, ça va ?

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  10. Carissima :) È un'avventura da matti, più che da giovani. Quelle cose che si fanno tra amici che sembrano virtuali e poi si rivelano molto reali e preziosi. Lo spettacolo teatrale era vicino a Bologna, ti racconterò alla prima occasione di cosa si tratta. Il pampepato è un dolce ferrarese al cioccolato. Roba che con un morso sei apposto per un mese! I bei disegni sono di Xileo :) Ti abbraccio, cara! A presto

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  11. Ma che fessa che sono, che all'Indovina chi? sono pure riuscita a perdere :)
    Però ho vinto due giornate molto belle e poi sì, pare proprio strano non essere sempre insieme, così.

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  12. Non hai perso, Xè, hai solo incasinato gli indizi :))) È stato un vero piacere.. da rifare assolutamente! Besitos.

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